Catania nel degrado, mini e maxi delinquenza, droga ed estorsioni, strade invase dalla spazzatura: c’è un po’ di tutto per dire che il capoluogo etneo è quasi invivibile. Nella realtà che è sotto gli occhi dell’intera collettività, pochi fanno qualcosa per cambiare, soprattutto i “politici”, cioè coloro che rappresentano (o dovrebbero) rappresentare la stessa collettività, fin troppo impegnati a litigare fra di loro, sotto qualsiasi bandiera (o simbolo) essi militano.
Una “voce” fra i pochi si è levata per dire ciò che tutti (o quasi) sanno, ma che non osano contrastare: è la “voce” del Procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro che già in tante occasioni ha sottolineato in cui versa la città e il suo hinterland periferico. Nessuno dovrebbe meravigliarsi per il “ritratto” che Carmelo Zuccaro traccia di Catania, ma sta di fatto che si preferisce non guardare questo “ritratto”, di ignorare una immagine che disturba quanti, in un modo o in un altro e nel tempo, hanno permesso (direttamente o indirettamente) che si arrivasse alle attuali condizioni “limite”.
Dall’altra parte – e questo è l’altro lato della medaglia – si esulta delle cose positive: l’incremento del flusso turistico via aerea e via mare, e si applaude alle statistiche. Quasi mezzo milione di passeggeri nello scalo di Fontanarossa in questo mese pasquale, una stagione crocieristica con un incremento rispettivamente del 63% e del 66% rispetto al 2018, che vedrà nel porto etneo la presenza di 114 navi di crociera che porteranno oltre 200.000 stranieri. Tutto ciò consola, ma “deve” bastare per giustificare un immobilismo diffuso? Cosa ha detto il Procuratore capo Carmelo Zuccaro (in una intervista dei giorni scorsi al Corriere della Sera) che dovrebbe far riflettere?
Ecco alcuni passaggi:
“… Vi sono quartieri della città intensamente popolati e degradati, non solo periferici ma anche nel centro storico, in cui proliferano piazze di spaccio controllate da gruppi direttamente o indirettamente collegati con sodalizi mafiosi, che gestiscono sulle pubbliche strade i loro traffici di sostanze stupefacenti condizionando la vita e le abitudini di quei quartieri e reclutando a man bassa manovalanza anche tra la popolazione più giovane per l’attività di pusher o di vedetta…”.
“… L’opinione pubblica percepisce un livello di sicurezza piuttosto basso e purtroppo tale percezione corrisponde alla situazione effettiva, come recenti gravi episodi di cronaca nera confermano. Per quanto concerne la carenza di mezzi, basti pensare che il sistema di videosorveglianza pubblica a Catania è gravemente inefficiente e nonostante il previsto stanziamento di rilevanti risorse finanziarie si tarda ancora a concretizzare un piano efficiente di messa in opera di tale sistema. Attualmente a Catania, come in altre città italiane, sono presenti contingenti di militari dell’Esercito impegnati a presidio di obiettivi sensibili contro gli attacchi terroristici. Nelle riunioni di Comitato in Prefettura si è contemplata la possibilità del loro impiego anche in funzione di controllo dinamico del territorio, ovviamente ad integrazione e supporto del personale di Polizia, atteso che solo a quest’ultimo compete comunque la decisione e gestione dell’intervento che dovesse rendersi necessario. Fondamentale mi sembra però anche il coinvolgimento delle associazioni di categoria e dei cittadini dei quartieri interessati in una strategia partecipata di messa in sicurezza dei quartieri…”.
Reazioni contrastanti ha suscitato nell’intervista di Zuccaro il richiamo a un possibile intervento dell’Esercito in funzione anticrimine. C’è da chiedersi il perché. Probabilmente è stata cancellata dalla memoria l’Operazione Vespri Siciliani” dal 25 luglio 1992 all’8 luglio 1998 voluta dall’allora ministro della Difesa Salvo Andò: quell’Operazione fu il primo intervento in grandi forze, per ragioni di ordine pubblico, effettuato dalle Forze Armate italiane nel dopoguerra, e fu anche il più consistente numericamente in quanto, in tutta l’Isola, vennero impiegati 150.000 militari, di cui 12.500 ufficiali, 12.500 sottufficiali e 125.000 militari di truppa.
Certo la situazione di oggi a Catania non è da considerare talmente allarmante come quella verificatasi in quegli anni feroci dimenticati, ma forse un discorso di prevenzione andrebbe fatto più solidamente per supportare le forze dell’Ordine che già operano attivamente ma con mezzi probabilmente insufficienti.